Come scienziato, ho spesso incontrato insegnanti di Aikido che considerano l’approccio epistemiologico una aberrazione nello studio di un’arte marziale apiccatamente orientale, a volte anche un insulto verso il loro lavoro o la loro persona. In questo articolo vorrei discutere dei benefici che esistono nelo studio di un’arte marziale giapponese tenendo in mente quello che gli Illuministi ci hanno tramandato.
Da notate che questo articolo ha mosso parecchie acque nella comunità aikidoistica francese quando fu pubblicato su Aikidoka Magazine; vediamo dove ci porta qui…
Viviamo in un tempo in cui la pseudoscienza e la superstizione godono di una grande popolarità, minando quindi il pensiero critico e la conoscenza. Il cervello umano ha la tendenza a ricercare il significato di tutte le esperienze che ogni giorno facciamo. Secondo Daniel C. Dennett, un famoso professore di scienze cognitive, il fatto che la scienza ammetta solo una quantità limitata di conoscienza può diventare così intollerabile per il nostro spirito da farci tendere altrove verso la ricerca di alcune verità assolute, che non cambino e che quindi ci rassicurino: i dogma. E’ in questi vuoti lasciati dalla scienza che spesso si ritrovano le metodologie ed i discorsi più detestabili.
La sfida essenziale per l’odierno praticante di Aikido è quella di riuscire a confrontarsi con una certa dualità. La severa etichetta della nostra arte rende piuttosto difficile esplorare e sperimentare nuove idee. Sebbene il progresso sia solo possibile con un atteggiamento mentale critico, la cosa non è molto gradita in un dojo. Del resto sarebbe davvero intollerabile vedere uno studente che interrompe spesso la lezione per chiedere spiegazioni o per contraddire l’insegnante. Cosa fare in quel caso? Come possiamo far coabitare nella maniera più efficace possibile l’eredità dei tempi dei Samurai con il pensiero moderno, tutto senza che l’uno insidi l’altro?
Nella religione credere senza bisogno di prove è considerata una virtù, ma se estendiamo questo atteggiamento alle arti marziali abbiamo un problema. Naturalmente il paragone Aikido/religione non mi sembra pertinente dato che l’Aikido non è stato concepito come una religione dal suo creatore (vedi l’intervista con André Nocquet). Non è, naturalmente, nei nostri ideali di pace o nei nostri codici e rituali che dobiamo cercare manifestazioni religiose. Ogni sport ha il suo codice, che ha più radici nella guerra (squadre/eserciti, colori/uniformi, campo di gioco/campo di battaglia) che nella pratica religiosa. Comunque mi capita di pensare che sia proprio a causa della sottomissione intellettuale e dell’accettazione di ogni cosa che tendiamo ad appoggiarci al religioso.
Ho entito in varie occasioni insegnanti dichiarare che essi e nessun altro insegnavano il vero Aikido, così come lo faceva O-Sensei. Generalmente spiegano la loro tesi paragonando il loro approccio con quello di altri insegnanti, implicando che questi siano dei poveracci che praticano dell’Aikido finto, se non addirittura qualcosa di completamente diverso. L’atteggiamento più ragionevole difronte a questi discorsi è quello di rimanere scettici, se non altro perché certe dichiarazioni si escludono a vicenda per definizione: se uno a ragione allora tutti gli altri hanno torto. Come possiamo, in quanto persone dalla mente critica ma aperta, rimanere distanti da tutte queste assurdità? Ovviamente non possiamo sfidare tutti i nostri insegnanti in un combattimento mortale o chieder loro di dimostrarci privatamente la loro forza ad ogni lezione. Tenete in mente che noi pratichiamo unDo, non un Jutsu. D’altra parte, l’atteggiamento lievemente scettico non dovrebbe essere necessariamente considerato una mancanza di rispetto. Uno scettico è anche un curioso, una persona con diversi interessi, altrimenti non investirebbe il suo tempo nello studio di una materia o di una disciplina. La cosa più importante da tenere in mente è che uno scettico è per definizione pronto ad accettare qualunque cosa, a patto che gli si fornisca una serie di prove convincenti a supporto del fenomeno. Come discendenti degli Illuministi, dovremmo essere dei budoka scettici, critici verso noi stessi, verso la nostra conoscenza e verso la nostra arte, rispettando al tempo stesso il nostro insegnante e l’essenza della nostra disciplina. Ma dobbiamo ovviamente rimanere a mente aperta e lucida di fronte alla nostra ignoranza su molti soggetti. Questo è certamente un compito molto difficile, ma non una totale dicotomia!
In certi ambiti, il semplice fatto di pronunciare la parola “scientifico” diventa un insulto, un passo falso che il praticante esperto non commetterebbe mai e di cui il novizio sarebbe a stento perdonato. Le parole “magisteri che non si sovrappongono” che dobbiamo al prestigioso paleontologo Stephen J. Gould, mi tornano spesso in mente. Secondo Gould ci sono domini in cui la scienza non ha il diritto di entrare. Sebbene si riferisca chiaramente a materie esoteriche e religione, penso che a molta di quella gente che io definisco “imbroglioni mistici” piacerebbe molto vedere applicata questa regola anche alle arti marziali. Spesso sentiamo dire che una disciplina che è sopravvissuta per mille anni non può non essere corretta, altrimenti non sarebbe durata così a lungo. Io direi, al contrario, che se questa disciplina non è cambiata (progredita) insieme alla nostra conoscenza generale, è molto facile che davvero non sia corretta o, nella migliore delle ipotesi, enormemente incompleta. Prendete, ad esempio, la teoria della relatività. E’ risaputo che qualunque buon studente di fisica capisce la relatività meglio di quanto l’abbia mai capita Einstein. Il paragone con l’Aikido lo lascio a voi se vi sentite di farlo… La conseguenza di ciò è che la scienza ha i suoi eroi ed i suoi testi contenenti idee rivoluzionarie, ma non ha né profeti, né certamente testi rvelazione (quelli del Takemusu e i fan del libro Budo, possono prenderla come vogliono…). Questa differenza cruciale è la conditio sine qua non perché ci sia del progresso.
Per tornare alla proposta di Stephen J. Gould, sebbene io abbia il massimo rispetto per il suo lavoro, vorrei dire che, al contrario di quanto egli sosteneva, secondo me è importante che la scienza sia lasciata libera di investigare ogni aspetto dell’esperienza umana. La scienza non ha ordini del giorno, non ha dogmi; una teoria scientifica corre sempre il rischio di essere dimostrata non valida o incompleta e di essere rimpiazzata da una teoria migliore o più in accordo coi fatti; realtà. La scienza è lo spirito pieno di meraviglia del bambino che scopre e fa esperienza del mondo che lo circonda, privo di qualunque preconcetto. E’ comunque vero che oggi la scienza non possiede gli strumenti necessari per lo studio di fenomeni come il Ki, ma niente porterebbe a pensare che le cose rimarranno così. Perciò le nostre menti dovrebbero rimanere aperte, ma anche critiche riguardo le dichiarazioni che qualche malintenzionato o male informato potrebbe fare.
Parlando di Ki, mi sono sempre chiesto come mai maestri famosi abbiano la tendenza a fare dimostrazioni solo con i propri allievi. La ragione che ci viene di solito offerta è che potrebbe essere “troppo pericoloso, che bisogna essere allenati per poter subire le tecniche”. Un buon esempio è dato da un video di Fox News (lo so, un video dove Fox News punta il dito su qualcuno a causa di credenze irrazionali è già di per se un caso, ma l’esempio è buono nonostante tutto…).
E’ vero, nel pugilato non puoi tirare un uppercut a un principiante. Sembra un’argomentazione ragionevole, ma che sfortunatamente rende difficile verificare certe dichiarazioni di efficacia. La domanda che pongo è di proposito diretta, ma non impertinente, né vuole mancare di rispetto (lo penso davvero, ma so anche che molti approfitterebbero di ogni occasione per dichiararsi offesi; accomodatevi). Pongo queste domande con sincerità e senza malizia. Dopo molti anni di pratica del budo alla ricerca di queste manifestazioni, è facile che nel profondo, oggi come oggi, io possa quasi desiderare che questi incredibili poteri esistano davvero. Sono poche le persone che hanno accettato sfide per provare le loro capacità… ma con pochi risultati, come è mostrato nel secondo video, dove un maestro di Ki viene steso da un praticante di MMA (riguardo l’MMA, anche loro hanno il loro sistema di credenze, ma glielo risparmio per un altro articolo).
Oltre ad esporre una truffa, questo video mostra abbastanza chiaramente come questo maestro si inganni da solo. Una cosa è mettere in pericolo i propri studenti insegnando loro delle stupidaggini, tutt’altra è mettere in pericolo se stessi sul ring. Il punto è che per farlo bisogna davvero credere in quello che si fa. Questo video porta anche ad una interessante riflessione quando ci rendiamo conto che sono gli stessi allievi, con il loro atteggiamento di sottomissione, a portare il loro maestro a questo livello di auto-inganno; chi ha detto che non c’è giustizia a questo mondo? Tornando al primo video, è interessante notare come esso mostri una capacità della mente umana molto potente: il potere della suggestione. Gli studenti, essendo convinti dei poteri del loro insegnante, diventano automaticamente sempre più suscettibili alla suggestione. Come vediamo nel video, essi cadono e le loro pulsazioni accelerano, accompagnate da abbondante sudorazione. Al contrario, estranei scettici non sono influenzati, ma al limite un po’ divertiti dopo essere stati sottoposti a questi colpi senza contatto. Il famoso astrofisico Carl Sagan disse “dichiarazioni straordinarie necessitano prove straordinarie”. Il punto è che sta a queste persone che dichiarano poteri speciali darne la prova dell’esistenza; quindi l’atteggiamento più ragionevole è restare scettici finché non viene provato il contrario.
Ma che ne facciamo di tutto il progresso ereditato dall’Illuminismo? E’ davvero una cosa positiva ed è adattabile alla pratica dell’Aikido? E’ comunemente accettato che la nostra società nella sua interezza è meno aggressiva e più aperta del passato; gli scambi tra nazioni non sono mai stati così ricchi e numerosi (a meno di un rigurgito di razzismo, oscurantismo, fondamentalismo religioso e avidità). Dal punto di vista individuale viviamo più a lungo, più comodamente e godiamo di una salute migliore. Naturalmente non è tutto perfetto e dopo questa ondata di progresso siamo stati costretti ad affrontare sfide come il riscaldamento globale, la riduzione delle biodiversità, la maggiore domanda di cibo e di acqua potabile e così via. Comunque credo rifiutare tutto ciò che è moderno dicendo “le cose andavano meglio un volta” mostri una grande incapacità di fare proprio il presente. Il filosofo cinese Lao Tzu, il padre del taoismo, illustrò questa paura del progresso molto bene più di 2000 anni fa, quando disse “l’esperienza è come una candela incollata alla schiena di qualcuno, illumina soltanto la strada già percorsa” Siamo seri per un momento: un giovane che passi più del tempo che gli convenga davanti alla tv guardando Fame Academy non è più stupido della sua controparte di 100 anni fa, ma è di certo meglio istruito. Naturalmente è anche un po’ disonesto criticare il progresso quando quando si può beneficiare dei vantaggi del vivere in una nazione industrializzata dove si possano fare ecografie, chemioterapie e dove la mortalità infantile sia tra le più basse del mondo. Fortunatamente per la specie umana questa presa di posizione reazionaria non è molto comune e, soltanto per parlare di cose che conosco bene, permettetemi di concedere un plauso all’enorme lavoro portato avanti dalla maggior parte dei biologi che si occupano di come risolvere i maggiori problemi del nostro pianeta, malgrado l oscetticismo dell’opinione pubblica e la mancanza di attenzione da parte dei politici.
Per me è proprio questa incapacità di mettere in dubbio le cose la nostra più grande sfida in Aikido e, più genericamente, in tutte le arti marziali tradizionali. Abbiamo la tendenza ad innalzare alcune persone a livello di icone che possiedono capacità irraggiungibili. Naturalmente lo facciamo basandoci solo su favole e storie di seconda mano sulle loro presunte capacità soprannaturali. I praticanti di MMA ed altri agonisti lo hanno capito bene e ci prendono in giro per questo abbastanza spesso. E’ per noi di capitale importanza accettare l’idea che possiamo e dobbiamo diventare più bravi dei nostri maestri, sia sul piano fisico che su quello mentale. Se, come a molti piace dire, l’Aikido non evolve, non migliora, ma al contrario soffre del fatto che gli allievi non supereranno mai il maestro, rimarrà molto poco di ciò che il fondatore dell’Aikido Morihei Ueshiba ha creato, ora che siamo a più di quarant’anni dalla sua morte. Una persona come il Maestro Ueshiba era più avanti per i suoi tempi in termini di mentalità, con la sua visione universale e la sua insistenza sulla soluzione pacifica dei conflitti, mentre viveva in un paese ultranazionalista durante una guerra globale. Fu un eroe del suo tempo ma, alla luce degli attuali valori morali, la sua opinione potrebbe oggi suonare un po’ retrograda. Un altro vivido esempio è Abraham Lincoln, l’eroico 16° presidente americano che, per gli standard attuali, potrebbe essere considerato un prepotente e un razzista. Queste persone sono quindi modelli nel contesto dei loro tempi, ma non possono sfuggire al criticismo della società odierna ed all’indagine con metodi moderni. E’ nostro dovere fare meglio di loro, oggi noi ne sappiamo di più!
In Aikido dobbiamo abbandonare il tipo di discorso fatto da quelli che praticano il solo vero Aikido del fondatore, in quanto abbiamo visto come queste prese di posizione siano irragionevoli. L’unica persona che praticava l’Aikido del fondatore era il fondatore stesso. Certamente quel che facciamo è diverso, ma dobbiamo accettare questo fatto per andare avanti e portare orgogliosamente la nostra disciplina nel 21° secolo, senza voltare le spalle al futuro come orfani di un patriarca che non abbiamo mai davvero incontrato. Dobbiamo vedere in ogni studente di Aikido un’opportunità per una nuova riflessione, una nuova sensibilità, una nuova interpretazione dei principi fondamentali che il fondatore ci ha mostrato, e non certamente come una corruzione degli insegnamenti di Ueshiba. E’ precisamente il nostro pensiero critico che ci protegge dalla degenerazione e ci permette un’evoluzione.
Per concludere, lungi da me negare tutto ciò che è inspiegabile nelle arti marziali. Direi anche che è ovvio per chiunque che i grandi maestri di arti marziali si producono in gesta fuori dal comune. Comunque è solo mantenendo una mente aperta, un pensiero critico ma anche un atteggiamento di rispetto che potremo avere accesso alla maestria di cose che ci sembrano soprannaturali, dato che non le comprendiamo appieno e tendiamo a mitizzarle. Il soprannaturale ed il divino sono sempre al limite della nostra conoscenza. Anche Newton, la mente più intelligente che abbia mai camminato su questa terra, non poteva fare a meno di sentirsi così. Che parliamo di Ki o posizione e tempismo accurati rispettando gli assi fisiologici (biomeccanica), è tramite questo cambio di prospettiva che raggiungeremo davvero una comprensione più profonda ed accurata della nostra disciplina. Un’analogia potrebbe essere quella del bambino che guardi stupefatto uno spettacolo di magia dalla parte del pubblico e che poi riguardi lo spettacolo dal palco. In Aikido è quando cerchiamo di essere più giapponesi dei giapponesi che neghiamo la nostra eredità, perché in questi tempi ci neghiamo la possibilità di apprendere la nostra disciplina con la nostra sensibilità occidentale, a dispetto del fatto questa arte fosse stata concepita come universale.
Cartesio ci ha insegnato a fare domande, quindi facciamole, ma educatamente, con rispetto, e restiamo aperti a tutto ciò che nell’universo ha del mistero e della meraviglia, ma senza cospargere il tutto di superstizione o rivestirlo di un sottile e meschino velo di mistificazione. Questa è, nella mia opinione, la chiave per costruire il famoso ponte d’oro fra oriente ed occidente, in modo che i due possano finalmente comprendersi reciprocamente.
Versione originale in francese
Traduzione in inglese
Traduzione dall’inglese a cura di Pasquale Robustini